Nel rapporto CLIMATE CHANGE 2023, rapporto di sintesi presentato dall’Ipcc il 20
marzo 2023 si legge:

Riscaldamento osservato e sue cause 

Le attività umane, principalmente attraverso le emissioni di gas a effetto serra, hanno inequivocabilmente causato il riscaldamento globale, con la temperatura sulla superficie che ha raggiunto +1.1°C per il periodo 2011 – 2020 rispetto al periodo tra 1850 – 1900. Le emissioni globali di gas a effetto serra hanno continuato a crescere, con contributi storici e correnti senza precedenti che provengono dall’uso insostenibile di energia, terreni e loro destinazioni d’uso, stili di vita e modelli di consumo e produzione in tutte le aree del mondo, tra Paesi differenti e all’interno di ciascun Paese, e tra individui.

Cambiamenti osservati e impatti

Sono avvenuti cambiamenti rapidi e diffusi nell’atmosfera, negli oceani, nella criosfera e nella biosfera. Il cambiamento climatico prodotto dalle attività umane sta già influenzando molti eventi estremi meteorologici e climatici in ogni regione nel mondo. Questo ha portato a impatti avversi diffusi e alle conseguenti perdite e danni alla natura e alle persone. Le comunità vulnerabili che hanno storicamente contribuito di meno all’attuale cambiamento climatico sono colpite in modo sproporzionato. 

Gli impatti avversi del cambiamento climatico provocato dalle attività umane continueranno a intensificarsi in particolare su: disponibilità di acqua e produzione di cibo; salute e benessere con aumento, ad esempio, di malattie infettive e migrazioni forzate; città, insediamenti e infrastrutture con aumento di alluvioni e tempeste; biodiversità ed ecosistemi.


Progressi attuali su mitigazione, divari e sfide

Le politiche e le leggi che affrontano la mitigazione [cioè la riduzione delle emissioni di gas serra] sono aumentate rispetto al rapporto precedente (AR5 2014). Le emissioni globali di gas serra annunciate fino all’ottobre 2021 rendono probabile che il riscaldamento eccederà un aumento di 1.5°C durante il 21esimo secolo e renderà più difficile contenere il riscaldamento entro i 2°C. Ci sono divari tra le emissioni previste in base alle politiche implementate e quelle previste negli NDCs [Nationally Determined Contributions, ossia i piani nazionali di azione per il clima che ogni Paese presenta in base all’Accordo di Parigi]. I flussi finanziari attuali non consentono di realizzare gli obiettivi climatici in ogni settore e area del mondo.


Cambiamento climatico futuro

Aumenti continui delle emissioni di gas serra porteranno a un crescente riscaldamento globale con la stima migliore di raggiungere un aumento di 1.5°C nel breve termine negli scenari considerati seguendo i modelli. Ogni aumento di riscaldamento globale intensificherà rischi multipli e concorrenti. Riduzioni profonde, rapide e mantenute nel tempo nelle emissioni di gas serra porteranno a un rallentamento percepibile del riscaldamento globale entro circa due decenni e anche a cambiamenti percepibili nella composizione dell’atmosfera entro pochi anni. 

Con ogni incremento del riscaldamento globale, i cambiamenti regionali nel clima medio e negli estremi diventano più diffusi e pronunciati. 


È urgente un’azione integrata per il clima nel breve termine

Il cambiamento climatico è una minaccia al benessere degli esseri umani e alla salute del pianeta. C’è una finestra di opportunità che si sta rapidamente chiudendo per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti. Uno sviluppo resiliente rispetto al clima integra adattamento e mitigazione per promuovere uno sviluppo sostenibile per tutti ed è reso possibile da una accresciuta cooperazione internazionale che include un migliore accesso a risorse finanziarie adeguate, in particolare per aree del mondo, settori e gruppi vulnerabili, e politiche coordinate e di governance inclusiva. Le scelte e le azioni implementate in questo decennio avranno impatti ora e per migliaia di anni. 

Estratto da IPCC – CLIMATE CHANGE 2023, Synthesis Report – Summary for Policymakers.
https://www.ipcc.ch/report/ar6/syr/downloads/report/IPCC_AR6_SYR_SPM.pdf



Che cos’è l’IPCC?

L’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change raggruppa scienziati di 195 Paesi che prestano la propria attività in modo volontario. È stato creato nel 1988 dall’UNEP (United Nations Environment Program, l’agenzia per l’ambiente dell’ONU) e dal WMO (World Meteorological Organization, l’Organizzazione meteorologica mondiale) ed è stato approvato dall’Assemblea generale dell’Onu nello stesso anno. 

L’IPCC ha il compito di fornire ai decisori valutazioni scientifiche sul cambiamento climatico, sulle sue implicazioni e sui potenziali rischi futuri, così come su opzioni di mitigazione e adattamento. 

Attraverso le sue valutazioni, l’IPCC determina lo stato della conoscenza riguardo al cambiamento climatico. Identifica dove c’è accordo nella comunità scientifica sulle questioni relative al cambiamento climatico e dove sono necessari approfondimenti ulteriori. I rapporti sono redatti e rivisti in vari stadi, garantendo così obiettività e trasparenza. L’IPCC non conduce ricerche proprie. I rapporti dell’IPCC sono neutrali, rilevanti per le politiche da seguire ma non prescrittivi.



Accordo di Parigi

L’accordo di Parigi è un trattato internazionale legalmente vincolante sul cambiamento climatico. È stato adottato da 196 paesi alla UN Climate Change Conference (COP21) a Parigi il 12 dicembre 2015. È entrato in vigore il 4 novembre 2016. 

Il suo obiettivo di fondo è contenere “l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali” e di perseguire gli sforzi “per limitare l’aumento della temperatura a 1.5°C rispetto ai livelli pre-industriali”. 

In anni recenti, i leader mondiali hanno sottolineato la necessità di limitare il riscaldamento globale entro 1.5°C alla fine di questo secolo. Questo perché l’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’ONU, indica che superare la soglia di aumento di 1.5°C rischia di scatenare impatti molto più gravi, e tra questi fenomeni di siccità, ondate di calore e precipitazioni molto più intensi e frequenti. 

Per riuscire a contenere il riscaldamento globale entro un aumento di 1.5°C, le emissioni di gas serra devono raggiungere il proprio picco massimo prima del 2025 al più tardi e diminuire del 43% entro il 2030.

L’accordo di Parigi è una svolta storica nel processo multilaterale sul cambiamento climatico perché, per la prima volta, un accordo vincolante mette insieme tutti i Paesi nel combattere il cambiamento climatico e nell’adattarsi ai suoi effetti. 

L’implementazione dell’Accordo di Parigi richiede una trasformazione economica e sociale, basata sulla migliore conoscenza scientifica disponibile. L’accordo di Parigi funziona su cicli di cinque anni di azioni climatiche sempre più ambiziose, o in accelerazione, portate avanti dai Paesi. Dal 2020 i Paesi hanno inviato i propri piani nazionali di azione per il clima, noti come contributi nazionalmente determinati (NDCs Nationally Determined Contributions). Ogni successivo piano nazionale di azione per il clima deve riflettere un maggior grado di ambizione rispetto alla versione precedente. 

Riconoscendo che un’azione accelerata è necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1.5°C, la cover decision della COP27 ha richiesto ai Paesi di rivedere e rafforzare gli obiettivi al 2030 nei propri piani nazionali di azione per il clima entro la fine del 2023, tenendo conto delle diverse circostanze nazionali. 

Per saperne di più: https://unfccc.int/process-and-meetings/the-paris-agreement



Olocene e Antropocene

La storia della Terra è divisa in una serie gerarchica di periodi di tempo definiti come scala temporale geologica. Queste divisioni, in lunghezza discendente, sono chiamate eoni, ere, periodi, epoche e età. 

Queste unità sono classificate sulla base degli strati di roccia della Terra e dei fossili trovati al loro interno. Esaminando questi fossili, gli scienziati hanno saputo che certi organismi sono caratteristici di certe parti della documentazione geologica. Lo studio di questa correlazione è noto come stratigrafia. 

Ufficialmente l’epoca attuale è chiamata Olocene ed è iniziata 11 mila anni fa, dopo l’ultima grande glaciazione. L’epoca Antropocene viene ora usata come una unità non ufficiale per descrivere il periodo più recente della storia umana, nel quale le attività umane hanno iniziato ad avere un impatto significativo sul clima e sugli ecosistemi. La parola Antropocene deriva dalla parola greca anthropos, che significa uomo, ed è stata coniata e resa popolare dal biologo Eugene Stormer e dal chimico Paul Crutzen nel 2000. 

Tratto da: https://education.nationalgeographic.org/resource/anthropocene/