“Il clima è una scelta: salviamo il futuro”

Conferenza al Festival dello Sviluppo Sostenibile

Con la campagna “Cambio io, Cambia il mondo”, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai ha partecipato al Festival dello Sviluppo Sostenibile, promosso dall’Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) sabato 20 maggio a Roma, presso l’ex Cartiera Latina del Parco Appia Antica. 
Durante tutta la giornata è stato possibile visitare la mostra L’eredità della vita. Il clima è una scelta: salviamo il futuro

Nella mattinata si è tenuta una conferenza introduttiva, ricca di interventi ed esperienze volti a incoraggiare tutti a sentirsi protagonisti attivi del cambiamento; il filo conduttore di tutte le riflessioni è stato infatti l’impatto fondamentale delle azioni quotidiane e la necessità di indirizzare queste verso una direzione positiva.
Stella Bianchi, curatrice della mostra e della campagna “Cambio io, Cambia il mondo“, ha aperto la conferenza sottolineando l’importanza di sentire sempre speranza. Infine, Alma Rossi, direttrice del Parco regionale Appia antica, ha salutato e ringraziato tutti i presenti.

Di seguito una sintesi dei vari interventi. L’intera conferenza è ancora disponibile sul canale Youtube Soka Gakkai Italia

IL CAMBIAMENTO CHE PARTE DAI GIOVANI

Alexandra Goossens-Ishii, rappresentante della SGI alle Nazioni Unite

 Il lavoro della SGI – sia all’ONU che nella comunità locale – si basa sulla profonda consapevolezza della nostra interconnessione con le persone e la natura. Un aspetto chiave del nostro lavoro di advocacy all’ONU è rivolto all’importanza di guardare alle questioni ambientali dalla prospettiva dei diritti umani e dell’empowerment sociale e individuale, riconoscendo che ogni persona ha il potenziale per portare un cambiamento positivo e che agire in solidarietà con gli altri è ciò che crea un profondo cambiamento. Naturalmente, l’azione di trasformazione deve avvenire in ogni Paese e in ogni comunità locale. In termini di azioni concrete a livello nazionale, è stata ad esempio molto incoraggiante l’iniziativa del governo italiano di introdurre l’educazione al cambiamento climatico obbligatoria nelle scuole o vedere il forte sostegno dell’Italia all’iniziativa Youth4Climate, avviata durante la COP26 sul clima e resa permanente grazie all’Italia e altri partner, per dare impulso all’azione climatica guidata dai giovani e inclusiva dei giovani sul campo!
In generale, l’impatto dei giovani è cresciuto enormemente grazie all’impegno dei giovani stessi, ma anche grazie alla solidarietà delle generazioni precedenti che hanno creato lo spazio affinché questo si realizzasse. 
Ad esempio, durante l’ultima COP27 sul clima, è stato creato il primo padiglione dei bambini e dei giovani. Era guidato dai giovani ed è stato un luogo vivace per molte conversazioni e attività stimolanti. Inoltre, nei negoziati sul clima, sempre più delegazioni nazionali nominano uno o più giovani come parte del loro team negoziale ufficiale. Naturalmente, ci sono ancora molte sfide. Ecco perché continueremo a sostenere e ad agire per l’equità intergenerazionale e la partecipazione pubblica a tutti i livelli. Perché il ruolo delle persone è fondamentale. E tutto inizia con una persona. Questo è il messaggio chiave che le mostre della Soka Gakkai Internazionale cercano di trasmettere. 
Vi auguro di poter discutere in questo evento oggi in modo stimolante! Grazie mille!

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NON VEDE CONFINI

Jacopo Bencini, Italian Climate Network Policy Advisor

Bisogna innanzitutto identificare il problema e utilizzare le parole giuste senza cadere più in dubbi rispetto all’origine del problema. Per questo servirebbe un passo avanti semantico anche rispetto a questa crisi e non parlare più di crisi climatica, ma parlare di crisi di combustibili fossili. Perché da lì effettivamente viene il problema. 
Noi ogni giorno buttiamo nell’atmosfera tonnellate di CO2 tramite i nostri sistemi produttivi. Questa CO2 non scompare, rimane sopra di noi e altera il processo di rifrazione del calore. Quindi rendendo la terra più calda, la CO2 emessa 100 anni fa da chi oggi non c’è più, è ancora sulle nostre teste e la CO2 che noi emettiamo oggi, sarà sulle teste degli altri tra 100 anni; perciò anche quando si parla di fermare il cambiamento climatico, in realtà sarebbe corretto parlare di mitigare quello che sta succedendo, andando verso emissioni zero per dare almeno un futuro a chi verrà tra 100/150 anni.
Per fortuna a livello globale siamo riusciti a darci una governance, cioè i Paesi del mondo finalmente nel 2015, a oltre trent’anni dai primi studi su questo problema, sono riusciti a darsi un obiettivo comune.
Le proiezioni sull’aumento delle temperature medie globali, purtroppo, non sono positive.
Tuttavia abbiamo un orizzonte di riferimento nel quale dirigerci, un orizzonte che non viene dalla politica ma dalla scienza.
A livello internazionale, se sommiamo gli impegni di tutti i Paesi, potremmo effettivamente ancora avere una possibilità. E’ necessario continuare a dire che bisogna andare, partecipare, parlare: non si può essere più passivi a questo punto. Il cambiamento climatico non vede confini.

PROGETTI PER CONDIVIDERE E COSTRUIRE IL TESSUTO SOCIALE

Emiliano Cese, Associazione Apiromane

Sono qui per parlare di una realtà che ho contribuito a formare, ovvero arrivare a sviluppare una federazione di promozione sociale che nasce quasi per gioco, perché mancava un’associazione di riferimento per chi fosse appassionato di api.
Il nostro scopo è non solo tutelare questi fantastici insetti, ma anche educare all’ecologia e alla biodiversità e far conoscere la natura e l’ecosistema attraverso le api. È bellissimo vedere come questi progetti portino le persone a condividere e a costruire o ricostruire il tessuto sociale intorno agli animali della nostra terra. Il nostro sogno è quello di coinvolgere sempre più persone all’interno di questa rete.  Dobbiamo sempre migliorarci e cercare di fare di più, coltivando la pazienza e non avendo paura di sbagliare.

IL MIGLIORAMENTO LOCALE E I VANTAGGI PER LA NATURA

Stefano Petrella, Associazione Podere Rosa, responsabile del progetto “Da discarica a bosco urbano” finanziato con i fondi 8×1000 dell’IBISG

Sono un naturalista, mi sono occupato per decenni di biodiversità e da ormai una ventina d’anni, insieme all’associazione Casale Monferrato, seguiamo delle attività di sensibilizzazione e di conservazione della natura. In particolare, ci siamo occupati di un parco urbano posto nella periferia nord est di Roma, il Parco di Aguzzano. Ad agosto del 2020, a seguito di un incendio presso questa zona, facemmo dei rilevamenti e trovammo una situazione abbastanza deprimente. 
Non solo perché tutta la vegetazione arborea e arbustiva era stata coinvolta e quindi era bruciata, ma perché questo incendio aveva messo in evidenza una situazione inaspettata. C’era un’estesa discarica: per decenni erano stati versati e accumulati detriti di cantiere in quest’area. 
Grazie al bando 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, abbiamo potuto realizzare questo progetto: portare via circa 70 tonnellate di rifiuti di varia natura. Dopo attenti studi e ispezioni locali, abbiamo avviato una bonifica del territorio e abbiamo progettato di mettere a dimora in quest’area 200 alberi e arbusti autoctoni. Abbiamo fatto un’indagine sulla vegetazione locale, sul clima, sulle caratteristiche geomorfologiche e abbiamo individuato le specie idonee, adatte anche alla cattura della CO2, riuscendo perciò a combinare sia il miglioramento ambientale della zona sia un vantaggio per la natura.
Inoltre abbiamo previsto di realizzare dei tavoli, delle panchine, per fare in modo che possa diventare un’area utilizzata soprattutto dagli studenti per attività di didattica ambientale. Gli alberi sono stati piantati da poco, ma la bellezza richiede pazienza e umiltà. E noi confidiamo che tra qualche anno questi alberelli che oggi iniziano ad adattarsi alla nuova situazione, siano diventati un’area e un bosco importante. 
All’interno del parco ci sono anche una biblioteca e una fontanella. Questo è il nostro contributo materiale alla riqualificazione di un’area che altrimenti sarebbe stata un’area non praticabile e sicuramente problematica.

UNA MODA CHE RISPETTI LA VITA

Tiziano Guardini, stilista

Mi occupo di moda e sostenibilità e per me coniugare questi due aspetti significa celebrare la vita. Ho sempre sentito che il mio lavoro era legato alla natura. Noi siamo natura, tutto è collegato. Alla base del mio lavoro c’è questo desiderio di tornare a dialogare con la natura. Infatti, nella sua manifestazione primordiale come può essere la foresta, la natura è fonte di vita. Quando ho iniziato ad approcciarmi al mio lavoro con questo tipo di consapevolezza mi sentivo più coerente con me stesso e mi ponevo delle domande anche un po’ scomode, volevo approfondire quello che sentivo. Certi momenti sono stati più facili e altri meno, ma non potevo fare differentemente. Piano piano ho potuto migliorare sia sul piano creativo che su quello personale, e sono approdato alla scelta di materiali che fossero di connessione con la vita. Ad esempio non so quanti di voi sanno come viene fatta la seta… Il baco crea un bozzolo che poi rompe per diventare farfalla. La seta viene creata facendo bollire il bozzolo con dentro ancora il baco, per evitare che nel diventare farfalla distrugga il bozzolo che è un filo continuo. Io lo trovo crudele: per fare un capo un processo ha in sé una mancanza di rispetto per la vita. Ci sono voluti cinque anni di ricerca e alla fine ho trovato una seta aimsa che in sanscrito significa “senza violenza” in cui si raccoglie il bozzolo dopo che è stato abbandonato dalla farfalla. Questo lo trovo molto più rispettoso. Alcuni mi hanno attaccato dicendo che tanto la vita della farfalla dura pochi giorni ma la vita non ha un valore in base alla sua durata. Questo è il mio approccio. Tornare a osservare la natura e cercare poi di agire come la natura. 
Nei momenti di difficoltà per me è stato importante continuare a seguire e cercare di essere coerente con me stesso. Io sentivo che c’era bisogno di lasciare nel mondo questo messaggio, creando la speranza anche dove non c’è. 

RENDERE IL QUARTIERE UN POSTO MIGLIORE

Paola Rigacci, presidente Associazione Campo dei Fiori

Ho la fortuna di vivere a Campo de Fiori, in pieno centro storico a Roma. Ma come sempre ogni fortuna porta con sé una sfida, un tratto oscuro che ci mette alla prova. Campo de Fiori è sicuramente un bellissimo luogo, molto animato. E per questo anche un luogo spesso troppo affollato. Col passare del tempo, giorno dopo giorno, ora dopo ora, tutta questa vita sulla piazza è diventata davvero una fonte di rumore, fastidio, stanchezza, nervosismo per chi ci abita. 
Poi a un certo punto ho cominciato a vedere diversamente: ho deciso di provare a fare qualcosa in prima persona, cominciando da un’azione. Sono entrata in contatto con delle persone che si danno da fare per migliorare il quartiere, quindi intanto non mi sono più sentita sola. Mi sono sentita finalmente insieme a qualcun altro che condivideva questa problematica. Attraverso questo tessuto di associazioni abbiamo cominciato a fare tante cose insieme per rendere il quartiere un posto migliore per tutti. Dopo il primo lockdown, le varie associazioni si sono unite per creare una rete solidale per rendere il quartiere più vivibile e abbiamo creato una rete che fa capo al Municipio dove possiamo portare idee e proposte. Io sono diventata presidente di un’associazione, e ciò mi rende molto felice. Mettermi al servizio in prima persona mi ha dato veramente una motivazione per incoraggiare tantissime altre a farlo e infatti tanti si stanno mettendo a disposizione, ognuno occupandosi di qualcosa di specifico. Nella mia esperienza ho visto che le mie singole azioni, la decisione iniziale, hanno contributo alla creazione di una rete accogliente che cresce sempre di più. Ad esempio, io e altri abitanti della mia via abbiamo piantato delle piante, creando una bellissima via verde nel pieno centro storico, e sono molto orgogliosa: i turisti si fermano sempre a fotografarla e chi allestisce il mercato ci ringrazia sempre. Così tutti possono godere di questa bellezza che è la natura.

LA CHIAVE È CREARE VALORE

Guido Giordano, professore del Dipartimento di Scienze Università Roma 3, Vulcanologia 

Vorrei soffermarmi sull’aspetto dell’interconnessione. Questo modo di vedere le cose è in contrapposizione con la tradizione meccanicista occidentale, secondo cui le parti di un sistema sono indipendenti, mentre dal punto di vista delle interconnessioni, qualunque fenomeno dell’universo immette una causa che produce un effetto. Noi in quanto essere umani siamo portati inevitabilmente e legittimamente a fare le cose in virtù della ricompensa, per cui noi vogliamo vedere il risultato subito. Ma il punto fondamentale è: se agisco e non vedo il risultato? Come capisco se quello che sto facendo è un bene oppure no?
La chiave è creare valore. L’approccio scientifico ha bisogno dell’approccio umano e della creazione di valore. È importante essere fortemente radicati nella propria identità dal punto di vista valoriale, ma non bisogna utilizzarla come un fattore che esclude bensì cercare di coinvolgere tutti, ognuno con le proprie differenze, in quella direzione. Consapevoli dell’oscillazione tra vittorie e sconfitte che ci saranno inevitabilmente. Vedremo dei momenti in cui sembrerà che le cose vadano bene e momenti in cui sembrerà che vadano male, ma ciò che conta è il trend che noi vogliamo imprimere. Il futuro dipenderà solo ed esclusivamente da quanto noi creeremo valore. Cioè da quanto saremo in grado di creare connessioni, reti, persone che si muovono nella stessa direzione, nella loro assoluta autonomia e differenza.

[fonte: https://ilnuovorinascimento.org/a/conferenza-il-clima-e-una-scelta-salviamo-il-futuro/]